Intervista con Andrea Valentini

In occasione dei recenti mondiali di Budapest, Andrea Valentini ha conquistato la quarta carta olimpica per i colori azzurri.
Riviviamo insieme all’atleta romano i momenti decisivi di questa impresa.
 

Da quando hai cominciato a concentrarti sulle qualifiche olimpiche?

“Già da settembre 2006 ho capito che non mi sarebbe stato facile raggiungere questo traguardo. Da quel periodo il mio pensiero è stato puntato fisso sull’obiettivo giochi olimpici.  

Qual è stato il momento più difficile di questo lungo periodo?

“Di momenti difficili ce ne sono stati moltissimi. Prima la mia esclusione dalla nazionale negli ultimi mesi del 2006, poi l’overtraning d’inizio 2007, che mi ha portato a un passo dal ritiro, quindi i problemi fisici di fine 2007-inizio 2008 e chiaramente la nuova esclusione dai ranghi nazionali datata 1° gennaio 2008.

  Quali sono state le difficoltà maggiori riscontrate negli ultimi mesi di allenamenti?

“Senza dubbio la continua ricerca di stimoli, che non erano facili da trovare. Poi le poche energie fisiche dovute ai due bimbi, tra sveglie notturne e assenza assoluta di momenti di riposo.
Oltre alle molte influenze che la famiglia numerosa porta in casa.
Molto aiuto mi è invece derivato dalla grande disponibilità dei tecnici di specialità con i quali sono riuscito a organizzare e gestire al meglio tutti i carichi di lavoro.
 

Chi ti è stato più vicino in tutti questi momenti?

“Mia moglie nonostante i mille problemi ha sempre compreso l’importanza della posta in palio e ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per farmi allenare. Umberto Mazzini mi ha sempre dato la carica e i giusti consigli. Il commissario Tolu non mi ha permesso di mollare quando ormai avevo rinunciato alla lotta e ha saputo neutralizzare mie reazioni mal indirizzate. Infine la famiglia Giancamilli, con Pierluigi in primis, sempre lì a ripetermi che ero ancora un grande atleta e che non avrei avuto problemi a raggiungere qualsiasi risultato (parole che in momenti di difficoltà valgono più di ogni cosa). Sono inoltre riuscito a convogliare nella giusta direzione quel senso di rabbia-rivincita prodotto dalle situazioni negative.  

Qual è stato il momento decisivo di questo lungo cammino?

“Senza alcun dubbio gli assoluti del 20 aprile. Erano 2 anni che non andavo più a podio in Italia, per un motivo o per l’altro, e questa volta sapevo di dover vincere. La pressione e la voglia di rivincita erano altissime e non sempre il risultato è conseguenza degli stimoli. In questa fase mi è stato molto vicino Eugenio De Gregorio, uno psicologo sportivo, che io ho aiutato circa la conclusione di un master e che da parte sua mi ha ottimizzato l’approccio psicologico, ricordandomi la giusta direzione verso cui rivolgere l’attenzione nel momento decisivo.  

Quanto sentivi vicina la qualificazione a quel punto ?

“Ancora lontanissima, ma sapevo che lo scoglio più grande era stato scavalcato. Il problema era che restavano solo due gare valide per la qualificazione olimpica e Io non potevo sbagliare niente. Sapevo comunque che necessitavo di una posizione a metà classifica nella coppa del Mondo a Kladno, impresa non difficile, e un piazzamento nei 10/6 ai mondiali, risultato assai più arduo.

  Qual è stato il tuo approccio psicologico a queste gare ?

« Sono sempre stato concentrato sull’obiettivo riuscendo però a non lasciarmi soffocare dalle aspettative. Da un lato avevo tanta voglia di rivincita, dall’altro mi ripetevo che tutto quello che sarebbe venuto sarebbe stato guadagnato dal momento che dopo tutto io lì non ci sarei neppure dovuto essere. L’altro pensiero fisso era che essendo alta la possibilità che ogni volta si trattasse della mia ultima gara internazionale, tanto valeva divertirsi e lasciarsi un bel ricordo alle spalle per tutta la vita.

  Quali sono state le discipline chiave in questa tua conquista?

“Senza alcun dubbio la scherma. Prima degli assoluti sapevo che per arrivare a Pechino avrei dovuto centrare 5 gare consecutive, senza alcuna possibilità di errore. Ebbene questi sono i punteggi schermistici infilati l’uno dietro l’altro: 1064, 968, 856, 1056, 1000. Ricordo che si parla di gare di altissimo livello.  

Come hai vissuto la gara decisiva, il mondiale?

“In maniera perfetta. Sono sempre stato lucidissimo e determinatissimo. Nei momenti di difficoltà ho cercato di limitare i danni senza andare nel panico e in quelli di esaltazione ho picchiato duro. Il ricordo di quelle due giornate di gara lo terrò sempre stretto con me. Il rientro in coppa del Mondo tre settimane prima mi è stato molto utile per ottimizzare il Mondiale. A Kladno infatti avevo molto sofferto l’aspetto attentivo e avevo commesso qualche errore grave. A Budapest è stata tutta un’altra storia.  

Cosa hai pensato sul traguardo quando il tuo sogno è diventato realtà?

“Più che chiedere cosa ho pensato dovreste chiedermi cosa ho urlato quando ho passato la linea di demarcazione tra Mondiali e Olimpiadi.  
La risposta è semplice: LIBERTAAAAAAAAAAA’
 

Cosa è veramente cambiato nella tua vita o cosa pensi che cambierà?

“Attualmente sono cambiate molte cose, ma non tutte in meglio. Per esempio alcune mie dichiarazioni ai giornali hanno sollevato il polverone; spesso alcune parole possono essere fraintese o mal riportate dai giornalisti, da qui alcuni equivoci tutti fortunatamente risolti nel migliore dei modi. Dall’altra parte la fierezza che mi porto dentro mi rende gioioso. Se prima ero ben voluto dal “popolo” adesso sono adorato, e sono così stimolato nel continuare a dare il buon esempio in ogni situazione.  
Ho poi la possibilità di gareggiare ancora con la scritta Italia sul petto, motivo di grande orgoglio, e posso poi rifarmi dei giochi olimpici di Atene (più brutto ricordo sportivo della mia vita, non tanto per il risultato quanto per l’approccio psicologico dovuto alle mie condizioni fisiche terribili).
 

Quanto vale  questa impresa dal punto di vista economico?

“A quanto pare la qualificazione olimpica maschile ha un valore di ZERO euro. Questa notizia comunicataci recentemente mi ha reso molto inquieto! Su questo aspetto avevo investito molto, comprando materiale tecnico, pagando babysitter per alleggerire il carico casalingo, limitando le possibilità lavorative di mia moglie, etc. indebitandomi un po’. Sono comunque sicuro che questa situazione verrà risolta come è giusto e logico che sia.  

Come vi allenerete in questi 60 giorni che vi separano dal grande evento?

“A livello tecnico non cambierei nulla rispetto al modo in cui ho preparato il Mondiale. Non voglio assolutamente commettere l’errore di allenarmi troppo. Dopo tutto a Pechino ci sarà una sola giornata di gara, quindi è meglio prediligere la freschezza piuttosto che caricare eccessivamente. Circa il programma logistico questi due mesi saranno così organizzati:  
in questo weekend mi diletterò a Modena nell’assoluto di tetrathlon, dove potrò divertirmi e testare varie situazioni. Poi dal 15 al 19 luglio saremo a Mosca per i campionati Europei. Quindi andremo in montagna a Predazzo (1000 m  sldm) dal 25 luglio al 5 agosto. Infine dal 10 agosto ci trasferiamo a Pechino.
 

Quali aspetti prediligerai soprattutto in questo periodo?

“L’aspetto familiare, che è fondamentale per allenarsi in tranquillità, sperando di avere tutta la “combriccola” (Gabry, Mattia e Nicolò) vicina fino al 10 agosto. Poi punterò molto sul clima sereno che si respira nel gruppo. Con gli atleti i rapporti sono eccezionali. Con Sara e Claudia siamo unitissimi dall’appartenenza alla stessa maglia, da un vissuto comune e da un amicizia profonda. Con Nicola chi può non trovarsi a proprio agio? Non ho problemi a definirlo come uno degli atleti più tranquilli e amichevoli che abbia mai conosciuto.  
Tutti, atleti e tecnici, abbiamo interesse a lavorare insieme nel migliore dei modi in vista del fine comune.

  Quali credi siano le reali possibilità di medaglie per questa spedizione azzurra?

“Nel pentathlon fare previsioni è sempre difficile. Con tutte le incognite che ci sono in una gara non si sa mai cosa possa succedere. Comunque è senz’altro rassicurante il fatto che tutti e quattro abbiamo le capacità per salire sul podio. Tutti, chi più chi meno, abbiamo già conquistato medaglie di altissimo livello, quindi è lecito sperare. Questo vuol dire che potremmo sognare un enplein storico, come invece dovremo accontentarci di buoni piazzamenti.  

Quali sono gli avversari più pericolosi?

“Di avversari pericolosi ce ne sono a decine. Negli uomini spiccano senza dubbio Ungheresi, Russi, Lituani e Cechi, ma in realtà sono almeno 20 gli atleti che possono puntare ad una medaglia.   

Quali sono i tuoi obiettivi olimpici?

“Principalmente voglio divertirmi, voglio vivere al meglio questa grande opportunità sportiva e umana, per far in modo che resti per sempre come uno dei più bei ricordi della mia carriera sportiva e della mia vita. Chiaramente le aspettative maggiori sono rivolte al risultato, chi non sogna una medaglia?! Ma il raggiungimento di questo obiettivo è estremamente legato all’approccio psicologico.

  Come vedi il tuo futuro post olimpico?

“Estremamente incerto. Bisogna prima attendere le elezioni federali per conoscere il nuovo indirizzo tecnico nazionale, dopodiché dovrò valutare cosa è meglio per me.
Continuerei questo sport, che adoro, per molti anni ancora, ma anche un' ipotesi tecnica non la disprezzerei. Di sicuro avrei voglia di avere più spazio per la famiglia, che troppo spesso viene trascurata
. 

Grazie tanto per la tua disponibilità e i nostri più grandi complimenti per la tua carta olimpica. Ti facciamo un grosso in bocca al lupo !

                                                                  Red