Riceviamo
e pubblichiamo un interessante contributo che vi invitiamo a leggere con
attenzione:
"Sono Gianni Caldarone
Penso che chi più e chi meno mi conosciate tutti. Sono stato un
pentatleta come voi, per molti anni. Sono nel pentathlon dal 1980 e fino
ad oggi ho vissuto ed ho visto tutto quello che è accaduto, dalle
medaglie mondiali ed Olimpiche di Masala e Massullo alle tristi pagine di
oggi, di quello che il Pentathlon è diventato, di come lo hanno fatto
diventare. Ed io so tutto, so i veri motivi per cui siamo arrivati a
questo punto, so perfettamente coloro che hanno la responsabilità di aver
causato e determinato la realtà di oggi. Io so, e non sono l’unico a
sapere perché molti altri sanno…anche molti di voi sanno, se non la
verità sapete delle molte bugie e falsità di cui siete stati vittime.
Ma non voglio parlare di quello che ho visto e di quello che ho vissuto,
non basterebbe un libro per raccontarlo, voglio parlare a Voi atleti
che ancora oggi state rendendo possibile la sopravvivenza di
questa disciplina, a Voi atleti che con la vostra fatica ed il vostro
sudore permette di non far cadere nel dimenticatoio questo bellissimo
sport, a Voi atleti che con grandi sacrifici e rinunce vi allenate ogni
giorno per rispondere alla vostra esigenza di sport per migliorare e dare
alla società un modello di vita sana da imitare.
Ragazzi, è da ormai più di un decennio che Voi atleti, di qualunque
livello, venite considerati come elementi marginali e non fondamentali del
sistema pentathlon e non esagero dicendo che siete trattati come
“l’ultima ruota del carro”.
Oggi stiamo vivendo in un tempo dove nei confronti dell’atleta si è
invertito ogni valore, si sono disattese tutte le esigenze, si è
eclissata ogni forma di riguardo e di rispetto verso chi è il vero motore
di questo movimento: il pentatleta.
L’atleta per dare rispetto esige rispetto, deve esigere a tutti i costi
il rispetto. In ogni documento sportivo è richiesto all’atleta lealtà…ma
anche gli atleti devono essere trattati con lealtà. Rispetto e lealtà
sono i minimi presupposti per continuare a fare gli enormi sacrifici che
Voi fate sul campo, ma ogni goccia di sudore richiede la sincerità e
l’onestà altrui, cioè di chi ha l’onore di relazionarsi e di
collaborare con persone che come Voi fanno dello sport il loro credo di
vita.
Non si può pretendere solo di ricevere, gli atleti non lo hanno mai
fatto…d’altronde è la loro natura, faticare tanto per ricevere
pochissimo…..l’onore, forse gli applausi e se si è fortunati
qualcos’altro. Altri invece pretendono senza dare nulla, poco o niente.
Il gioco non funziona così, anche se per gli atleti questo non è un
gioco ma è un modo di vita.
All’inizio ogni giovane atleta ha i propri sogni che pensa si possano
avverare in un ambiente che crede casto ed immune dalle tante porcherie
del mondo. Ma più ci vive e più ci cresce, si accorge che non è poi
tanto puro e casto. Ed allora i sogni si ridimensionano, si
“ingrigiscono” e infine quasi svaniscono perché ci sono persone che
per i loro interessi cercano di convincerti che due più due fa tre….tu
atleta urli che due più due fa quattro, ti arrabbi, sbraiti, ti
infuri….ma c’è chi ancora vuole dissuaderti con ogni mezzo che il
risultato fa tre. Due sono le cose: o smetti di allenarti perché
sostieni, con ragione, che il risultato è quattro, o continui ad
allenarti facendo finta di convincerti che il risultato è tre. Ma chi ha
smesso rimane l’atleta più vero perché non ammette prepotenze, lotta e
combatte per la verità e le sue convinzioni. Ricordiamoci il significato
della parola atleta che viene dal greco “athletes”, da “athleo”
cioè combatto, lotto.
Tutto questo per dire che è ora di far valere i diritti che per troppi
anni vi sono stati negati. Siate uniti, compatti nella consapevolezza che
senza di Voi non esisterebbe niente; dirigenti, segretarie, direttori,
commissari tecnici, presidenti, circolari, consigli, cene di
rappresentanza….tutto quanto gira in torno a Voi e si dissolverebbe
all’istante senza il vostra impegno, senza la vostra fatica. Hanno
dimenticato che Voi siete l’elemento fondamentale e necessario affinché
esista tutto questo. Ricordate che le Federazioni, in origine, nacquero
proprio per tutelare gli atleti e organizzare al meglio la diffusione
dello sport sul territorio; in altre parole le federazioni hanno dei
dipendenti pagati per permettere al meglio lo svolgimento delle attività
sportive degli atleti. Non sono un qualcosa astratto da rispettare e
temere, formatesi per volontà divina…..sono federazioni (cioè
associazioni) che servono per disciplinare le attività sportive, esistono
solo se esistete voi atleti altrimenti non avrebbero nessun motivo per
costituirsi. Possiamo metterla anche così: ogni persona che lavora nella
nostra federazione, qualsiasi incarico ricopra, è un dipendente pagato
anche da Voi con le vostre quote in denaro, le vostre fatiche ed il vostro
sudore, i vostri sacrifici, le vostre rinunce ed ognuno di loro deve
essere a disposizione delle Vostre esigenze, cercando di organizzare al
meglio la vostra attività e mettervi nelle migliori condizioni per
poterla svolgere.
Ed allora, visto il punto a cui siamo arrivati, si rende necessario un
richiamo di questi concetti da parte di Voi atleti; ribaltare il corrente
pensiero secondo cui l’atleta è al servizio della federazione, ma
ribadire con forza che, viceversa, la federazione ed i suoi dipendenti,
devono essere al servizio dell’atleta, la figura più importante di ogni
federazione sportiva, e dello sport.
Il mio appello è quello di unirvi tutti e chiedere in modo compatto
nient’altro che quello che vi spetta, moralmente e materialmente. Non
lasciatevi dividere da promesse fumose, contentini dell’ultima ora o
elargizioni simili a concessioni. Ne verrebbe meno il significato del
vostro essere atleti, vanifichereste tutte le fatiche fatte fino ad
adesso, sminuireste la vostra persona oltre ad essere per l’ennesima
volta ricondotti all’ovile. Invece battete i pugni, impuntatevi con
forza e ricordate che senza di Voi nessuno avrebbe incarichi e
ricoprirebbe i ruoli assegnati, non ci sarebbe nulla, ripeto
nulla. Solo se sarete uniti e compatti vincerete, senza ombra di dubbio,
la vostra partita, la vostra gara più importante, quella della vostra
coscienza, l’orgoglio di essere atleti veri e puliti con lo sguardo
alto, fiero e diretto. Non dovete abbassare Voi la testa, ma farla
abbassare a chi vi deve rispetto, a chi vi deve solo gratitudine per
quello che fate ogni giorno. Solo se vi muoverete in questo modo sarete
senza alcun dubbio destinati a vincere ed ottenere quello che chiedete che
non è altro di più di quello che vi spetta. Gli atleti si sono sempre
accontentati di poco rispetto al grande impegno che hanno, non rinunciate
a quel poco…è nient’altro che un vostro diritto.
Ed è per questo che vi esorto ad essere prima uomini ed atleti che
carabinieri, poliziotti o soldati.. Non vendete la vostra
coscienza e la vostra anima per un “tozzo di pane” perché alla fine
quel tozzo si rinsecchisce sempre. Parlatevi dentro, ragionate sulla
vostra attuale condizione e rispondete sinceramente alle domande: “è
questo che voglio? era questa la condizione che sognavo quando ho iniziato
il pentathlon?” Io le risposte già le so, come le sapete Voi!
Aprite gli occhi e abbiate il coraggio di fare fronte compatto per i
vostri diritti perché a tutti prima o poi, succederà quello che è
successo già ai vostri compagni che vi hanno preceduto.
Ricordatevi una cosa: quando non servirete più, nessuno verrà a
cercarvi, nessuno vi sarà più riconoscente, nessuno si ricorderà di Voi.
E’ molto deludente e sconfortante tutto questo, ma è così è la verità
in un contesto come quello di oggi. Ed allora, se le cose stanno così,
fate almeno pagare cari questi “servigi” e non vi svendete a poco
prezzo.
Se sarete uniti fino in fondo, anche a costo di smettere tutti di
allenarvi dovranno dare conto di questa situazione all’intero mondo
sportivo ed allora non ci sarà più margine, non ci saranno più scusanti
per chi vi vuole mettere a tacere; e rammentate che dietro di Voi
oggi non c’è nessun rimpiazzo, c’è il nulla, c’è il
deserto più assoluto, non siete sostituibili o intercambiabili perché in
Italia non ci sono più pentatleti per la mancanza assoluta di atleti. Al
contrario, di dirigenti ed allenatori ce ne sono tanti, se ne
possono trovare a bizzeffe.
Seguite e sostenete chi è in grado di cambiare le cose e di proteggervi e
vuole veramente il vostro bene; se tra di Voi atleti vi guardate l’uno
con l’altro vi accorgerete che anche il più differente tra Voi è
comunque più simile di chi atleta non è ma dice di lavorare per la
federazione.
Avete in fin dei conti tutti storie simili, condividete una vita analoga e
tante fatiche vi hanno unito. Non dividetevi adesso.
Non abbiate paura."
Gianni Caldarone
|