29 ottobre 2010

Appello agli atleti

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Riceviamo e pubblichiamo un interessante contributo che vi invitiamo a leggere con attenzione:
"Sono Gianni Caldarone

Penso che chi più e chi meno mi conosciate tutti. Sono stato un pentatleta come voi, per molti anni. Sono nel pentathlon dal 1980 e fino ad oggi ho vissuto ed ho visto tutto quello che è accaduto, dalle medaglie mondiali ed Olimpiche di Masala e Massullo alle tristi pagine di oggi, di quello che il Pentathlon è diventato, di come lo hanno fatto diventare. Ed io so tutto, so i veri motivi per cui siamo arrivati a questo punto, so perfettamente coloro che hanno la responsabilità di aver causato e determinato la realtà di oggi. Io so, e non sono l’unico a sapere perché molti altri sanno…anche molti di voi sanno, se non la verità sapete delle molte bugie e falsità di cui siete stati vittime.
Ma non voglio parlare di quello che ho visto e di quello che ho vissuto, non basterebbe un libro per raccontarlo, voglio parlare a Voi atleti che ancora oggi state rendendo possibile la sopravvivenza di questa disciplina, a Voi atleti che con la vostra fatica ed il vostro sudore permette di non far cadere nel dimenticatoio questo bellissimo sport, a Voi atleti che con grandi sacrifici e rinunce vi allenate ogni giorno per rispondere alla vostra esigenza di sport per migliorare e dare alla società un modello di vita sana da imitare.
Ragazzi, è da ormai più di un decennio che Voi atleti, di qualunque livello, venite considerati come elementi marginali e non fondamentali del sistema pentathlon e non esagero dicendo che siete trattati come “l’ultima ruota del carro”.
Oggi stiamo vivendo in un tempo dove nei confronti dell’atleta si è invertito ogni valore, si sono disattese tutte le esigenze, si è eclissata ogni forma di riguardo e di rispetto verso chi è il vero motore di questo movimento: il pentatleta.
L’atleta per dare rispetto esige rispetto, deve esigere a tutti i costi il rispetto. In ogni documento sportivo è richiesto all’atleta lealtà…ma anche gli atleti devono essere trattati con lealtà. Rispetto e lealtà sono i minimi presupposti per continuare a fare gli enormi sacrifici che Voi fate sul campo, ma ogni goccia di sudore richiede la sincerità e l’onestà altrui, cioè di chi ha l’onore di relazionarsi e di collaborare con persone che come Voi fanno dello sport il loro credo di vita.
Non si può pretendere solo di ricevere, gli atleti non lo hanno mai fatto…d’altronde è la loro natura, faticare tanto per ricevere pochissimo…..l’onore, forse gli applausi e se si è fortunati qualcos’altro. Altri invece pretendono senza dare nulla, poco o niente. Il gioco non funziona così, anche se per gli atleti questo non è un gioco ma è un modo di vita.
All’inizio ogni giovane atleta ha i propri sogni che pensa si possano avverare in un ambiente che crede casto ed immune dalle tante porcherie del mondo. Ma più ci vive e più ci cresce, si accorge che non è poi tanto puro e casto. Ed allora i sogni si ridimensionano, si “ingrigiscono” e infine quasi svaniscono perché ci sono persone che per i loro interessi cercano di convincerti che due più due fa tre….tu atleta urli che due più due fa quattro, ti arrabbi, sbraiti, ti infuri….ma c’è chi ancora vuole dissuaderti con ogni mezzo che il risultato fa tre. Due sono le cose: o smetti di allenarti perché sostieni, con ragione, che il risultato è quattro, o continui ad allenarti facendo finta di convincerti che il risultato è tre. Ma chi ha smesso rimane l’atleta più vero perché non ammette prepotenze, lotta e combatte per la verità e le sue convinzioni. Ricordiamoci il significato della parola atleta che viene dal greco “athletes”, da “athleo” cioè combatto, lotto.
Tutto questo per dire che è ora di far valere i diritti che per troppi anni vi sono stati negati. Siate uniti, compatti nella consapevolezza che senza di Voi non esisterebbe niente; dirigenti, segretarie, direttori, commissari tecnici, presidenti, circolari, consigli, cene di rappresentanza….tutto quanto gira in torno a Voi e si dissolverebbe all’istante senza il vostra impegno, senza la vostra fatica. Hanno dimenticato che Voi siete l’elemento fondamentale e necessario affinché esista tutto questo. Ricordate che le Federazioni, in origine, nacquero proprio per tutelare gli atleti e organizzare al meglio la diffusione dello sport sul territorio; in altre parole le federazioni hanno dei dipendenti pagati per permettere al meglio lo svolgimento delle attività sportive degli atleti. Non sono un qualcosa astratto da rispettare e temere, formatesi per volontà divina…..sono federazioni (cioè associazioni) che servono per disciplinare le attività sportive, esistono solo se esistete voi atleti altrimenti non avrebbero nessun motivo per costituirsi. Possiamo metterla anche così: ogni persona che lavora nella nostra federazione, qualsiasi incarico ricopra, è un dipendente pagato anche da Voi con le vostre quote in denaro, le vostre fatiche ed il vostro sudore, i vostri sacrifici, le vostre rinunce ed ognuno di loro deve essere a disposizione delle Vostre esigenze, cercando di organizzare al meglio la vostra attività e mettervi nelle migliori condizioni per poterla svolgere.
Ed allora, visto il punto a cui siamo arrivati, si rende necessario un richiamo di questi concetti da parte di Voi atleti; ribaltare il corrente pensiero secondo cui l’atleta è al servizio della federazione, ma ribadire con forza che, viceversa, la federazione ed i suoi dipendenti, devono essere al servizio dell’atleta, la figura più importante di ogni federazione sportiva, e dello sport.
Il mio appello è quello di unirvi tutti e chiedere in modo compatto nient’altro che quello che vi spetta, moralmente e materialmente. Non lasciatevi dividere da promesse fumose, contentini dell’ultima ora o elargizioni simili a concessioni. Ne verrebbe meno il significato del vostro essere atleti, vanifichereste tutte le fatiche fatte fino ad adesso, sminuireste la vostra persona oltre ad essere per l’ennesima volta ricondotti all’ovile. Invece battete i pugni, impuntatevi con forza e ricordate che senza di Voi nessuno avrebbe incarichi e ricoprirebbe i ruoli assegnati, non ci sarebbe nulla, ripeto nulla. Solo se sarete uniti e compatti vincerete, senza ombra di dubbio, la vostra partita, la vostra gara più importante, quella della vostra coscienza, l’orgoglio di essere atleti veri e puliti con lo sguardo alto, fiero e diretto. Non dovete abbassare Voi la testa, ma farla abbassare a chi vi deve rispetto, a chi vi deve solo gratitudine per quello che fate ogni giorno. Solo se vi muoverete in questo modo sarete senza alcun dubbio destinati a vincere ed ottenere quello che chiedete che non è altro di più di quello che vi spetta. Gli atleti si sono sempre accontentati di poco rispetto al grande impegno che hanno, non rinunciate a quel poco…è nient’altro che un vostro diritto.
Ed è per questo che vi esorto ad essere prima uomini ed atleti che carabinieri, poliziotti o soldati.. Non vendete la vostra coscienza e la vostra anima per un “tozzo di pane” perché alla fine quel tozzo si rinsecchisce sempre. Parlatevi dentro, ragionate sulla vostra attuale condizione e rispondete sinceramente alle domande: “è questo che voglio? era questa la condizione che sognavo quando ho iniziato il pentathlon?” Io le risposte già le so, come le sapete Voi!
Aprite gli occhi e abbiate il coraggio di fare fronte compatto per i vostri diritti perché a tutti prima o poi, succederà quello che è successo già ai vostri compagni che vi hanno preceduto.
Ricordatevi una cosa: quando non servirete più, nessuno verrà a cercarvi, nessuno vi sarà più riconoscente, nessuno si ricorderà di Voi. E’ molto deludente e sconfortante tutto questo, ma è così è la verità in un contesto come quello di oggi. Ed allora, se le cose stanno così, fate almeno pagare cari questi “servigi” e non vi svendete a poco prezzo.
Se sarete uniti fino in fondo, anche a costo di smettere tutti di allenarvi dovranno dare conto di questa situazione all’intero mondo sportivo ed allora non ci sarà più margine, non ci saranno più scusanti per chi vi vuole mettere a tacere; e rammentate che dietro di Voi oggi non c’è nessun rimpiazzo, c’è il nulla, c’è il deserto più assoluto, non siete sostituibili o intercambiabili perché in Italia non ci sono più pentatleti per la mancanza assoluta di atleti. Al contrario, di dirigenti ed allenatori  ce ne sono tanti, se ne possono trovare a bizzeffe.
Seguite e sostenete chi è in grado di cambiare le cose e di proteggervi e vuole veramente il vostro bene; se tra di Voi atleti vi guardate l’uno con l’altro vi accorgerete che anche il più differente tra Voi è comunque più simile di chi atleta non è ma dice di lavorare per la federazione.
Avete in fin dei conti tutti storie simili, condividete una vita analoga e tante fatiche vi hanno unito. Non dividetevi adesso.
Non abbiate paura."
Gianni Caldarone