La
finale maschile del Campionato del Mondo assegna al due volte olimpico e
campione europeo in carica, Andrea Moiseev, anche il titolo di campione
del mondo.
Si parte come di consueto con la scherma che si rivela subito un ostacolo
per gli atleti azzurri, che non riescono ad andare oltre la 19^ posizione
con 808 punti di De Luca. Franceschini e Benedetti con 712 punti sono 30°
e 31°.
Nel nuoto Franceschini in virtù di 2.00.58 risale in 21^ posizione,
mentre sia De Luca, 2.10.36, che Benedetti, 2.15.30, scivolano nella parte
bassa della classifica rispettivamente al 28° e 36° posto.
L’equitazione schiaccia le posizioni della classifica centrale e opera
alcuni cambiamenti. Gli azzurri non realizzano percorsi netti ma, rispetto
al trend generale, se la cavano con qualche barra e guadagnano posizioni.
Alla partenza del combined Franceschini è 19°, De Luca 21° e Benedetti
31°.
Nelle posizioni di testa si assiste allo show di Moiseev, che si aggiudica
il titolo iridato e dimostra ancora una volta, come se ce ne fosse
bisogno, di essere un fuoriclasse. Gli azzurri dietro ottengono
rispettivamente la 15^ posizione De Luca, la 21^ posizione Franceschini e
la 24^ posizione Benedetti, 2° tempo del combined.
A squadre, l’Italia ottiene il terzo posto, dietro la Russia e
l’Ungheria, uniche due squadre oltre la nostra ad aver qualificato tre
titolari per la finale.
Le tre carte olimpiche in palio vanno quindi a Moiseev, che bissa quella
già conquistata all’europeo, a Lesun (Rus) e a Marosi (Hun).
Gli azzurri sono invece ben lontani dall’obiettivo del CT che, come
dichiarato, era quello di qualificare altri italiani con carta diretta per
le Olimpiadi.
I nostri si devono accontentare di 42pt (De Luca), 35pt (Franceschini) e
32pt per Benedetti. Sono comunque punti che confermano De Luca e Benedetti
in una posizione nel ranking olimpico che varrà loro sicuramente la
qualifica.
Sono inoltre ormai quasi irraggiungibili nel ranking da
Giancamilli e Petroni, che senza possibilità di gareggiare, non hanno
potuto prendere punti.
Analizzando la gara si evidenziano alcuni aspetti che il settore tecnico
dovrebbe valutare attentamente. Infatti alcune notorietà mondiali del
settore attribuiscono all’Italia del pentathlon il gruppo di ragazzi più
talentuosi del mondo, eppure tranne qualche medaglia a squadre (2 in 3
anni), è raro trovare un italiano tra i protagonisti delle varie gare
disputatesi in questo quadriennio. Questo a manifestare la mala gestione
in qualche aspetto prestativo determinante.
Cerchiamo di scovare i problemi di questo gruppo con alcuni dati
oggettivi.
Prendiamo la gara appena disputatasi e confrontiamo gli azzurri con le due
squadre, super potenze, che li hanno preceduti.
|
Italia |
Russia |
Ungheria |
Scherma |
2232 |
2952 |
2640 |
Nuoto |
3772 |
3928 |
3908 |
Equitazione |
3360 |
3420 |
3428 |
Combined |
7592 |
7516 |
7552 |
I
dati sopra riportati rispecchiano perfettamente la situazione che si
prospetta ad ogni gara.
L’Italia è molto forte nel combined dove normalmente si impone.
Riesce qui a guadagnare, sulle squadre rivali 40/100pt.
Nell’equitazione qui perde qualche punto ma normalmente è abbastanza
competitiva.
Nel nuoto subisce inesorabilmente un gap di circa 150pt/200pt dalle
nazionali più forti.
Nella
scherma, curata personalmente dal CT, è il tracollo.
Sempre si parte in salita con 400pt o addirittura 700pt da
recuperare.
Stessa situazione si evidenzia anche nell’individuale, dove nessuno
degli italiani è mai nelle primissime posizioni. Nell’intera stagione
2011, infatti, il miglior risultato schermistico in finale degli azzurri
è stato 904pt, contornato da un infinità di 700pt. Questo dato è
inspiegabile.
Statisticamente su 25 presenze azzurre non era prevedibile un dato del
genere.
Basti pensare che oltre 904pt sono riusciti a farlo atleti Russi, Ucraini,
Tedeschi, Ungheresi, Kazachi, Bielorussi, Cechi, Lituani, Lettoni e
Austriaci, ma non ci sono invece riusciti gli italiani.
Questo
dato è ancora più pesante se si pensa alla tradizione schermistica che
per 20 anni ha distinto la nazionale azzurra di pentathlon.
Il Ct dovrebbe porsi delle serie domande sul proprio operato per capire
dove abbia sbagliato.
Red
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