L'influenza delle varie discipline nel pentathlon moderno

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Il pentathlon moderno per i suoi primi 40 anni, fino al 1952, è stata una disciplina multipla molto omogenea. Ognuna delle 5 prove aveva la stessa importanza. La classifica finale infatti era la risultante della somma dei piazzamenti di ogni gara. Colui con il totale più basso era il vincitore.

Con l’introduzione della tabella svedese (tabella a punteggi) dal 1953, nascono delle spaccature tra le differenti discipline. Le tabelle sono ideate tenendo conto delle prestazioni di quel tempo. Nelle prove atletiche il divario tra gli atleti è notevole e vengono perciò limitati i punteggi in questione. In breve tempo però il livello generale si alza molto. Nelle olimpiadi del 1956 i pentatleti scendono per la prima volta sotto il muro dei 4’ nei 300 metri stile libero. Negli anni settanta si comincia poi a fare sul serio. Ai giochi di Monaco 1972 la competizione vede più atleti sotto i 3’30” nel nuoto, con l’americano Richards che ferma il cronometro sui 3’21” e nella corsa si inizia ad andare sotto i 13’ (4 km).  Questo grande miglioramento è dovuto al fatto che questo sport viene praticato fin da bambini e anche al di fuori degli ambienti militari. Compaiono così degli ottimi nuotatori e corridori. Con l’arrivo di veri specialisti le prove atletiche cominciano in apparenza a fare la differenza, ma in realtà comincia ad attuarsi uno schiacciamento della classifica verso l’alto. Questo comporta minori distacchi e quindi minore valenza. Le prove tecniche, di conseguenza, assumono un’importanza primaria.

L’equitazione subisce prima nel ’68 il passaggio dal completo al percorso ostacoli, poi una riduzione di questi ultimi da 15 a 12, con una diminuzione di incidenza del 16,6%.

Tiro e scherma valgono ancora troppo.

Negli anni ottanta si assiste ad una specializzazione generale ancora più marcata. Nuoto e corsa sono sempre più piatte e anche il tiro si schiaccia . La scherma, già importantissima, diventa così fondamentale.

Nel 1992 dopo le olimpiadi di Barcellona la UIPM ha radicalmente cambiato il regolamento del pentathlon moderno. La competizione che si svolgeva in 5 o 4 (allorché il tiro avveniva nello stesso giorno di nuoto o corsa) giorni, uno per disciplina, si trasformò in “one day”.

Il tiro non è più a fuoco ma diventa ad aria compressa, e con questo cambiamento, la classifica di questa disciplina diventa ancora più corta (minor distanza tra il primo e l’ultimo), perdendo un 25% del valore. Nella scherma cambiano i punteggi e anche qui c’è una sostanziale perdita di importanza di circa il 16%, ma rimane ugualmente di gran lunga la più importante. Corsa e nuoto restano uguali. Ma con questi cambiamenti delle altre discipline, le prove atletiche riescono a riguadagnare terreno, nonostante continui un grande livellamento delle performance verso l’alto. Altro stravolgimento del regolamento da parte della UIPM avviene dopo i giochi olimpici del 1996 di Atlanta. La modifica riguarda le due discipline atletiche. Nel nuoto la distanza passa dai 300 m ai 200 m e a corsa si passa dai 4000 m ai 3000 m. C’è chiaramente un adeguamento dei punteggi, variando il valore di ogni secondo, ma entrambe perdono importanza.  La corsa perde un 30% del valore e il nuoto ne perde un 20%. Le prove tecniche riacquistano lo strapotere.

Ancora una volta dopo le olimpiadi, Sidney 2000, cambiano i regolamenti di alcune discipline. La scherma subisce un ulteriore taglio di circa il 10%. Anche l’equitazione ha delle leggere perdite, dell’entità del 5%. Il nuoto è l’unico ad avere un incremento del punteggio del 20%.  Infatti ogni secondo passa da 10 punti a 12.

Dopo molti anni di cambiamenti, si è arrivati ad una situazione molto più omogenea dei punteggi delle varie prove.

Nonostante i continui tagli c’è ancora uno superiorità marcata della scherma, che comunque si è molto avvicinata al valore delle altre 4 discipline, che sono ormai tra loro molto equilibrate.

Dallo studio di alcune delle competizioni più importanti degli ultimi anni ho potuto assegnare a ogni disciplina un valore percentuale circa l’importanza che ricopre nel pentathlon. Calcolando i distacchi inflitti dal vincitore della prova e dal quinto in classifica, sulla metà della graduatoria, risultano i seguenti indicativi dati circa l’influenza di ogni disciplina:

TIRO            SCHERMA            NUOTO            EQUITAZIONE            CORSA

  15%                 31%                    15%                     21%                          18%

Va comunque sottolineato che l’innalzamento continuo del livello generale modifica costantemente l’influenza delle varie discipline. La scherma è l’unica nella quale si continuano a infliggere grandi distacchi. Tra il vincitore della prova e la metà classifica ci sono sempre stati e ci saranno sempre, finché rimarranno questi punteggi, circa 200 punti.

Nel tiro, nel nuoto o nella corsa, dove la crescita generale è continua, i distacchi vengono continuamente ridotti. Attualmente gli specialisti riescono a guadagnare sulla media appena 100 punti. L’equitazione varia moltissimo a seconda della difficoltà del percorso.

Nelle donne la situazione è molto differente.

Anche qui va detto che nel corso degli anni (il pentathlon femminile nasce a fine anni settanta) si sono susseguiti vari cambiamenti. Le prove tecniche hanno vissuto lo stesso iter dei colleghi uomini. Nelle prove atletiche c’è invece stata una tendenza inversa rispetto al campo maschile. Il nuoto non ha mai visto cambiamenti di distanza, da sempre si gareggia sui 200 m. Nella corsa invece i 2 km vengono allungati a 3 km nel 1997. Questa variazione ha aumentato di circa il 30% l’influenza di questa disciplina.

Qui ancor più che negli uomini il livello generale è negli ultimi anni cresciuto a dismisura. Tutte le prove hanno ormai classifiche piatte e sono poche le specialiste che emergono.

Dallo studio delle classifiche, effettuato con lo stesso criterio utilizzato per gli uomini, risultano i dati seguenti circa l’influenza delle varie discipline sull’esito della classifica finale:

TIRO            SCHERMA            NUOTO            EQUITAZIONE            CORSA

  20%                26%                    14%                      17%                           23%

La scherma anche qui risulta essere la più importante anche se in maniera meno marcata. I distacchi dati in questa prova sono gli stessi che negli uomini, circa 200 punti tra la vincitrice e la metà classifica, ma a ridurne l’influenza sono i distacchi maggiori nelle altre prove.

Nella corsa, nonostante si sia arrivati ad ottimi livelli, la vincitrice della prova può ancora guadagnare sulla media circa 190 punti (quasi il doppio rispetto agli uomini). Nel tiro lo stesso distacco si aggira sui 160 punti. Nettamente staccato è il nuoto, dove tutte le atlete sono sempre più vicine tra loro. Il distacco preso in considerazione si aggira sui 110 punti.

L’equitazione determina gli stessi gap che negli uomini ma, riportata in campo percentuale (in rapporto con le altre prove), risulta avere un’influenza nettamente inferiore.

 

Nei prossimi anni è intuibile che il livello delle prove atletiche e del tiro continui a crescere, in entrambi i sessi, con conseguente ulteriore valorizzazione della scherma. Quest’ultima ha comunque subito recentemente un piccolissimo ridimensionamento. Con l’attuale finale a 36 la classifica è molto più schiacciata. Raggiungere i 1000punti diventa, a causa degli arrotondamenti, più difficile, mentre la metà classifica resta dov’era.
Questo cambiamento ha quindi migliorato l’equilibrio tra le varie prove.
Negli uomini la scherma ha perso 4 punti percentuali che sono stati divisi tra le altre discipline. L’influenza delle varie discipline è quindi ora diventata la seguente:

TIRO            SCHERMA            NUOTO            EQUITAZIONE            CORSA

  16%                 27%                    16%                      22%                          19%
Tra le donne la finale a 36 non ha riportato le stesse conseguenze. La diminuzione dell’importanza della scherma è infatti qui minima lasciando in pratica le precedenti valutazioni perfettamente attuali.

 

Di sicuro, per la complessità della situazione e per la continua evoluzione degli atleti, la UIPM nei prossimi anni sarà obbligata a intervenire ancora, seppur in maniera meno marcata del passato.

Nel caso invece in cui l’ipotesi del tiro-corsa combinati diventasse una realtà, tutta questa analisi lascerebbe il tempo che trova.

                                                                                    Andrea Valentini