Sport e lavoro mentale |
In
considerazione delle caratteristiche completamente diverse presentate
dalle cinque discipline che compongono il pentathlon, la prerogativa
maggiore del pentatleta risiede necessariamente nella sua grande
versatilità fisica, tecnica e psicologica. La varietà dei problemi da
affrontare sia in gara sia in allenamento e la differenza di atteggiamento
mentale richieste in questo sport particolarissimo, presuppongono una
duttilità rilevante del sistema elaborativo e un'intelligenza superiore
alle media. Il pentatleta, infatti, deve essere capace di adottare
rapidamente la strategia più utile in funzione delle caratteristiche del
compito che sta affrontando. Nell'equitazione sono messe a dura prova sia
la capacità di rilevare in tempi brevi le caratteristiche tecniche e
comportamentali del cavallo, sia la capacità di instaurare rapidamente un
rapporto ottimale con quet'ultimo. Inoltre, non essendo possibile provare
il percorso a cavallo prima della competizione, l'atleta lo percorre a
piedi, studiandone le particolarità e immaginando le strategie da
adottare. Successivamente, egli lo percorre di nuovo, di corsa, per
immedesimarsi percettivamente nella situazione e per memorizzare al meglio
la sequenza degli ostacoli in quanto un errore di percorso verrebbe
penalizzato con il punteggio O. L'atleta d'élite è in grado di capire il
cavallo (e farsi capire) nei 20 minuti in cui gli è consentito montarlo
nel cosiddetto 'campoprova'. Ogni reazione del cavallo alle varie
andature, al salto dell'unico ostacolo presente e al tipo di comando dato,
viene registrata e valutata nei particolari: l'attenzione sulle sensazioni
propriocettive, visive, tattili, cinestesiche raggiunge il massimo
livello. Una volta entrato in campo-gara l'atleta ripassa mentalmente il
percorso, rivedendo le azioni che ha deciso di compiere per superare i
vari ostacoli in funzione delle caratteristiche del cavallo. Al suono
della campana, egli ha un minuto di tempo per iniziare la sua prova e,
terminato il percorso mentale, concentra l'attenzione su ostacoli ritenuti
particolarmente difficili e rischiano così di non essere concentrati
sull'ostacolo che stanno saltando. Inoltre, l'abbattimento di un ostacolo
procura loro una focalizzazione dell'attenzione sull'evento già passato e
impedisce il controllo cosciente sull'azione a venire. Le reazioni spesso
imprevedibili del cavallo obbligano a una scelta immediata di soluzioni
alternative e una disattenzione alla situazione presente è, in questa
disciplina, particolarmente dannosa e penalizza l'atleta in maniera
considerevole. Nel
torneo di scherma, oltre ai problemi tipici dell'arma utilizzata, la
spada, l'atleta si trova ad affrontarne alcuni particolari che nascono
dalle caratteristiche specifiche di questo tipo di torneo. Il primo
incontro da affrontare è "l'intersala" nel quale l'atleta
combatte contro i suoi stessi compagni di squadra. In questa fase del
torneo l'atteggiamento mentale è, per forza di cose, assai diverso dalle
fasi successive. Le prerogative e le azioni tipiche di ognuno sono,
infatti, perfettamente conosciute dall'altro, per cui, in condizioni di
pari livello tecnico, l'incontro diviene particolarmente impegnativo. La
memoria fornisce, infatti, un rilevante ammontare di informazioni ma,
d'altra parte, anche l'incertezza delle azioni prospettate all'avversario
è particolarmente bassa: non resta che tirare secondo una logica di
metalivello (finta della finta) o rompere le proprie regole usuali
adattandole a questa particolarissima situazione. L'assalto si combatte,
poi, a una sola stoccata, diversamente da quello della scherma che prevede
la vittoria al meglio di 5 stoccate. La regola delle 5 stoccate consente,
di solito, al più forte di imporsi comunque: nell'assalto del pentathlon,
invece, non è data nessuna possibilità di recupero e una
deconcentrazione minima può causare una sconfitta anche con un avversario
nettamente inferiore. La competizione, inoltre, è organizzata come girone
unico e l'atleta è quindi impegnato per tempi lunghissimi (anche 12 ore).
La difficoltà di predire i tempi di attesa, peraltro mediamente più
brevi di quelli di un qualsiasi torneo di scherma, rende difficile a chi
non sappia utilizzare al meglio metodiche di rilassamento, il disattivarsi
e il riprendere rapidamente l'attenzione concentrata necessaria durante
l'assalto. Il
nuoto rappresenta la competizione nella quale, con la maggiore probabilità,
il pentatleta rende per quello che vale in allenamento. In questo caso,
data la distanza piuttosto lunga sulla quale si compete e la disparità
spesso presente nel valore degli atleti che nuotano nella stessa batteria
(la batteria è formata sulla base dei punteggi ottenuti fino a quel
momento), è molto importante possedere una precisa coscienza dei propri
tempi di andatura e di passaggio. Un'elevata capacità nella stima del
tempo è un riferimento interno vantaggioso e costituisce la premessa per
distribuire lo sforzo in maniera ottimale secondo la tabella dei passaggi
che ha studiato e stabilito a priori. Del resto basta poco per rompere
l'equilibrio sottile tra contrazione e rilassamento alternato degli arti
implicati nella nuotata e perdere di scorrevolezza. Alcuni atleti dalla
muscolatura sviluppata, poco adatta alla prova di nuoto, vedono peggiorare
notevolmente i loro tempi di gara proprio per l'eccessivo impegno che si
traduce in un aumento del tono muscolare e in una contrazione delle masse
poco utile per avanzare nell'acqua. Nella
gara di tiro, vengono affrontati tutti i problemi tipici di questa
disciplina. Dopo alcune serie di colpi sparate durante la fase di
riscaldamento, l'atleta passa nel settore del poligono dove effettuerà la
competizione. Nella fase di attesa pre-gara e tra una serie di colpi e
l'altra, tutti gli atleti di alto livello utilizzano metodiche più o meno
personalizzate di rilassamento che consentono loro di diminuire le
tensioni eventualmente prodotte dalla gara imminente, eseguire con fluidità
il gesto tecnico e con la necessaria dolcezza la delicatissima azione di
scatto. Inoltre, l'esclusione attiva degli stimoli esterni rende possibile
la concentrazione sull'azione da compiere che viene visualizzata e vissuta
nei particolari. Dopo la serie ufficiale di prova ha inizio la gara. I
migliori tiratori hanno tempi di fuoco particolarmente costanti e
sfruttano al meglio il tempo disponibile, non affrettando eccessivamente
l'elevazione del braccio e la fase di punteria, né terminando l'azione di
scatto ai limiti del tempo di chiusura delle sagome. La maggior parte di
essi utilizza in allenamento tecniche di tiro a secco (dry-fire),
rilassamento profondo, in esercizi di propriocezione fine relativi
soprattutto alla flessione dell'indice che preme il grilletto. Queste
tecniche permettono, oltre a una visualizzazione sempre più precisa ed
efficace dell'immaginemodello dell'azione da richiamare prima di ogni
colpo, la messa a punto e la stabilizzazione del livello di attivazione
ottimale che andrà riproposto durante la gara. È abbastanza frequente,
del resto, rilevare come un'eccessiva attivazione causi la comparsa degli
errori e segua una logica ben precisa. La prima serie, ad esempio, risente
spesso dell'impatto emotivo con la gara; dopo una serie sparata
particolarmente bene, l'attivazione tende a salire producendo meno
stabilità, tempi di esecuzione diversi e 'strappi' nello scatto; gli
ultimi colpi di un'ottima competizione vengono vissuti con un senso di
responsabilità spesso eccessiva e rischiano di compromettere il risultato
finale. Dopo
il tiro, il pentatleta affronta la gara più dura e faticosa delle 5
giornate: la corsa campestre. La partenza è a handicap e gli atleti
partono secondo il piazzamento che occupano dopo le 4 prove precedenti,
distanziati temporalmente in maniera proporzionale al punteggio acquisito
fino a quel momento. Oltre alla preparazione atletica, in questa gara è
particolarmente importante la strategia adottata in funzione delle proprie
caratteristiche, di quelle degli avversari, dell'ordine di partenza e
delle particolarità presentate dal percorso. Aumentare l'andatura in
coincidenza con un momento di crisi dell'avversario, o saper attendere non
forzando in alcuni punti del percorso anche se il fisico lo permetterebbe,
fa parte di un controllo razionale che solo pochi sanno esercitare in
momenti di stress e di estrema fatica, come quelli che precedono il
probabile coronamento di una vittoria olimpica. In situazioni sperimentali condotte in laboratorio i pentatleti mostrano caratteristiche interessanti e ampiamente corrispondenti alla versatilità richiesta per eccellere nel loro sport. Una ricerca condotta su 42 atleti partecipanti ai Campionati del Mondo del 1981 ha messo in luce come i primi 10 classificati siano giustificativamente migliori degli altri in test psicomotori relativi alla capacità di stimare il tempo, alla coordinazione visuomotoria, alla capacità di fornire attenzione concentrata e a quella di dislocarla rapidamente in situazioni di esposizione tachistoscopica a stimoli visivi e uditivi. Nei tempi di reazione semplici, invece, non sono state messe in luce capacità più elevate nei migliori. Rilevazioni effettuate mediante la tecnica dei potenziali evocati hanno, inoltre, reso possibile definire la tipologia circadiana di questi atleti come 'intermedia'. La morfologia di tali potenziali risulta, poi, particolarmente stabile nel tempo e poco soggetta alle alterazioni tipiche, sintomo di fatica mentale, che si producono quando vengono introdotti stimoli interferenti o si richiede al soggetto di eseguire un doppio compito. Bruna Rossi da
Multisport n°1 / 1987
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