Considerazioni

                                                                                                                                                                                                                        24 agosto 2011
Solo qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare Federico Giancamilli per complimentarmi personalmente con lui per la carta olimpica “nominale” ottenuta agli ultimi Europei disputatisi a fine luglio in Gran Bretagna.

Il mio primo commento è stato sull’importanza di aver conquistato una carta olimpica in netto anticipo dall’evento della competizione olimpica, in quanto da una parte  l’intero movimento si poteva avvalere di una maggiore tranquillità per la preparazione dell’Olimpiade, dall’altra si mettevano in condizione gli atleti già qualificati, da qui in avanti, di seguire una programmazione mirata esclusivamente per l’ Olimpiade.

Rimane fermo il fatto che la Federazione e l’intero staff tecnico hanno il preciso compito di supportare in egual misura tutti gli atleti, per consentire loro di conquistare la carta olimpica. Ma hanno anche il dovere di chiarire fin da subito i parametri di valore per il conseguimento di tale carta. 

Questo perché, se si vuol far lavorare una squadra con profitto per portarla al successo, diventa doveroso eliminare fin dall’inizio tensioni e dissapori, sicuramente generati ed alimentati da regole non chiare ed azioni che possono essere interpretate, dagli stessi atleti e dall’intero movimento, come favoritismi per alcuni e danno per altri.

L’esperienza mi insegna che nello sport,  e soprattutto in una disciplina come il Pentathlon Moderno, “l’interpretazione della performance” ha poco spazio.
I valori, in questo sport, sono chiari, il cronometro, le stoccate e la  pistola sono massimamente esplicativi: i risultati finali sono nero su bianco e qualsiasi dubbio può venire chiarito dalle classifiche e dall’importanza che ogni risultato assume.
E’ vero ci può essere sempre l’incognita della prova di equitazione (anche se alla lunga il valore di un cavaliere diventa noto), i periodi di difficoltà di forma e gli infortuni; sono tutte variabili importanti, ma nel lungo periodo e, soprattutto nel caso di atleti scelti a far parte della squadra di probabili olimpici,  i valori di ognuno di loro sono ben noti.

Giancamilli e Petroni hanno disputato agli Europei una grande gara, dimostrando di essere maturi per i grandi appuntamenti e capaci di cogliere il “momento” in una gara importante e delicata come questa, che assegnava le carte olimpiche. Inoltre, analizzando la loro gara è palese che ambedue gli atleti hanno ancora ampio margine di miglioramento. Cosa non da poco. Ed ancora, abbiamo rispettivamente in carica il 5° e l’8° atleta Europeo e non capisco perché nessuno di questi due atleti ad oggi dimostratisi quelli più in forma del momento, psicologicamente tranquilli (fresca conquista della carta olimpica) ed in “confidenza” con la prestazione  (piazzamento di prestigio agli Europei), non sono chiamati a rappresentare l’Italia in una gara così importante come il Mondiale. Soprattutto se consideriamo che sono 16 anni che l’Italia non conquista una medaglia maschile in questa prestigiosa competizione. Proprio adesso che abbiamo una squadra competitiva e rinvigorita dagli ultimi risultati, l’Italia perde l’occasione di farsi rappresentare dai due atleti, sulla carta, più in forma del momento? Inoltre non si deve assolutamente dimenticare il 9° posto di De Luca e quindi, l’Italia ha già una terza carta olimpica virtuale, in quanto in caso di defezione di un atleta italiano già qualificato, il 9° posto europeo credo rappresenti un valido pass per le Olimpiadi a favore di De Luca . Ma mi chiedo cosa stiamo andando a cercare di più alla luce di queste convocazioni per il Mondiale? Perché si devono fare errori di giudizio così macroscopici? Che senso ha imbrogliare in questo modo le carte e complicare la vita ad un ambiente che non ha davvero bisogno di ulteriori problemi?

Penso anche che la partecipazione ad un Mondiale debba essere la giusta gratifica per quegli atleti che nell’anno  hanno conseguito i risultati più importanti. Ed ancora, in primis  l’Italia, la Federazione e tutti i suoi sostenitori hanno il sacrosanto diritto di essere rappresentati dagli atleti più meritevoli e più in forma del momento; ed è per questo motivo che chi deve selezionarli per una gara così importante, ha il dovere di scegliere i più meritevoli. A questo proposito, i risultati delle gare, soprattutto se conseguiti a breve distanza di tempo, debbono essere presi come inequivocabili riferimenti.

Alla luce di queste considerazioni, che raggrupperei semplicemente sotto le voci “buon senso”,  “meritocrazia”, “equità”, si ha il dovere di stabilire criteri chiari, giusti ed imparziali per la selezione degli atleti nelle gare più importanti. A mio avviso è stato un errore grave non aver chiarito già questi criteri antecedentemente alla prima gara che assegnava le carte olimpiche.
La Federazione si è fatta trovare impreparata ed ora palesemente in ritardo rispetto agli eventi e alle dinamiche contingenti, con il risultato di accendere, a distanza di un anno da Londra, i primi malumori e suscitare delusioni agli atleti. L’esigenza attuale è quella di fornire una volta per tutte i criteri con cui si vogliono considerare le competizioni in prospettiva dell’assegnazione della carta olimpica, qualsiasi criterio, ma chiaro e che fissi regole  eque e trasparenti con il comun denominatore dell’ imparzialità.

Da tecnico mi permetto di osservare che gli uomini su cui puntare per Londra 2012 sono chiaramente quattro atleti: Benedetti, Giancamilli, De Luca e Petroni.  Per quanto riguarda Franceschini è un ottimo atleta che però non ha ancora la loro esperienza, avendo disputato poche gare del massimo circuito; inoltre, soprattutto nelle prove tecniche, non è ancora all’altezza degli altri quattro atleti nazionali. Cercare una sua qualificazione mi sembra una forzatura e sicuramente un errore di valutazione nel voler anticipare i tempi di questo atleta seppur molto promettente. Inoltre, considerando i  risultati, penso siano ancora inferiori  da quelli conseguiti dagli altri atleti probabili olimpici.

Nel caso di Poddighe, non vedo come possa essere annoverato nel gruppo di probabili olimpici. Senza nulla togliere al ragazzo, penso che la sua presenza nel gruppo sia palesemente una mossa politica, dettata da esigenze di “equilibri” a me ignoti, e sono del parere che prima di lui ci siano in Italia molti altri pentatleti. Non vedo poi come possa essere selezionato per questo Mondiale di Pentathlon Moderno, non avendo praticamente nessuna esperienza internazionale all’infuori di una poule di Coppa del Mondo a Sassari ed un Meeting Ungherese di medio livello. Non me ne voglia l’atleta, ma come ho detto prima il Mondiale, oltre che rappresentare un punto di arrivo per i risultati conseguiti ed esperienza acquisita, deve essere anche meritato e la partecipazione non deve essere conseguita a discapito di atleti più meritevoli.  Se leggi questo mio articolo ti pregherei di fare spontaneamente un passo indietro, in quanto faresti un torto ad un altro atleta del gruppo olimpico. Sarebbe un bel gesto.

Concludo con un’affermazione e allo stesso tempo un appello diretto al presidente Felicita.  Alla luce di quest’ultimo fatto e di molti altri accaduti in passato, chi è alla guida di una Federazione dovrebbe preoccuparsi di diffondere, all’intero movimento ed a chi assume incarichi direttivi , quella coscienza di  “equità” che ne legittimerebbero oltre che la figura anche l’operato; ad oggi constato che i suoi sforzi, Presidente, non hanno saputo infondere nelle coscienze di noi tutti quella sensazione di “justitia” che dovrebbe invece essere un principio imprescindibile dello Sport.                                                                           

                                                                                              Gianni Caldarone