15 settembre 2011
Alcuni giorni fa, prima dell’inizio del Campionato del Mondo di P.M.,
avevo raccolto tutti i dati inerenti le classifiche internazionali degli
atleti convocati per questa competizione di Mosca: Poddighe, Franceschini,
De Luca e Benedetti.
Leggendo accuratamente le loro prestazioni e mettendole in relazione
con quelle di tutti gli atleti stranieri che hanno preso parte alle
manifestazioni di World Cup, Europei e Mondiali negli ultimi 2 anni, avevo
stilato una mia personale previsione sui risultati maschili degli italiani
a questi mondiali. Ve la illustro:
PREVISIONI
MONDIALI 2011
ATLETA
|
POSSIBILITA’
DI QUALIFICA
|
PREVISIONE
FINALE
|
Franceschini
Auro
|
70%
|
Da
20^ a 25^ pos.
|
Poddighe
Fabio
|
0%
|
|
Benedetti
Nicola
|
100%
|
Da
15^ a 20^ pos.
|
De
Luca Riccardo
|
100%
|
Da
12^ a 17^ pos.
|
All’ultimo
momento ho deciso di non pubblicare questa mia previsione prima dei
mondiali al fine di non “turbare” ancor più un ambiente già fin
troppo teso. Inoltre, non volevo alimentare ulteriori polemiche dopo
la mia ultima lettera inviata a questo sito nella quale evidenziavo errori
macroscopici (adesso lo posso dire tranquillamente perché i risultati lo
confermano …. prima di questi mondiali avrei usato più diplomaticamente
“scelte discutibili), riguardo la selezione degli atleti per
rappresentare l’Italia ai Mondiali di Mosca 2011. Mia unica
preoccupazione era quella di non mettere ancora più “ pressione” agli
atleti con queste mie previsioni. Solo per questi motivi avevo deciso di
non divulgare tali pronostici.
Profeta? Indovino o mago? Solo fortuna oppure tecnico sublime? Nulla di
tutto questo. Bisognava semplicemente leggere con attenzione oggettiva i
dati che tutti noi avevamo sottomano e che chiunque con un po’ di
esperienza e buon senso poteva analizzare; solo studiandoli in modo
attento, obiettivo ed imparziale ne poteva ricavare indicazioni importanti
per la scelta degli atleti e le loro reali possibilità di classifica.
Ho cercato anche di tener conto, ai fini del risultato, della situazione
interna al gruppo della nazionale, a causa delle grandi difficoltà che la
squadra azzurra sta attraversando sia dal punto di vista tecnico, sia dal
punto di vista di relazione tra atleti e tecnici e tra gli stessi atleti.
Ho provato quindi a calcolarne il peso che potevano avere tali condizioni
ai fini del rendimento, calcolare cioè quanto l’ambiente potesse
influire sulla performance dei nostri atleti. Dalle vicende e dalle azioni
susseguitesi nel corso dell’anno è palese che abbiamo una squadra
nazionale in forte contrasto con il proprio Commissario Tecnico;
situazione che ha inevitabilmente causato una pericolosa disunione
tra gli atleti del gruppo della nazionale come testimoniano gli ultimi
contrasti e dissapori alla vigilia di questi Campionati del Mondo. Questa
situazione ha come effetto primario quello di alimentare la sfiducia
tra atleti ed il CT e, di riflesso, una sfiducia degli atleti verso se
stessi ed i propri mezzi. Il risultato finale si traduce in un effettivo
scadimento della performance singola e di gruppo, vanificando le
innumerevoli ore di allenamento sostenute dagli stessi atleti. A tal fine
è doveroso ricordare che gli atleti della nazionale avevano sfiduciato
l’attuale CT in un documento presentato e protocollato dalla Federazione
nel quale protestavano per le condizioni di allenamento e per il rapporto
(o meglio il “non-rapporto”) che avevano con il CT; chiedevano, in
ultima istanza (per chi non l’avesse capito o ha fatto “orecchie da
mercante”), un cambio alla guida della nazionale. Un messaggio forte ed
importante degli atleti al fine di avviare una seria ed attenta
riflessione da parte degli organi federali su quello che questa situazione
potesse comportare in futuro. Riflessione che è stata affrontata
superficialmente e licenziata in modo frettoloso.
Il Campionato del Mondo appena conclusosi non è altro che l’ effetto di
questa situazione ed i risultati dei nostri atleti sono figli del modo in
cui le loro esigenze e le loro problematiche vengono considerate e
trattate da chi dovrebbe esserne il loro tutore.
Ma analizziamo il Campionato del Mondo appena conclusosi facendo alcune
considerazioni sui nostri atleti.
La qualificazione è stata centrata da 3 italiani su 4. Franceschini e De
Luca si sono ben comportati in poule, qualificandosi ai primi posti anche
se nel “Combined” hanno dovuto spingere a causa di una classifica
cortissima; Benedetti è quello che ha dovuto impegnarsi maggiormente nel
“Combined” in quanto è dovuto risalire dalla 19° alla 12° posizione
per essere ammesso alla finale.
Quindi una prima fase di qualificazione che ha sostanzialmente rispettato
le aspettative.
La finale è tutta un’altra gara. C’è da dire che i nostri atleti ci
sono arrivati mediamente stanchi in quanto la qualificazione è stata
impegnativa, soprattutto nel Combined in quanto Franceschini abbina ad una
prova di scherma sufficiente (832p. – 14° pos.) un ottimo nuoto
(2:00.82), mentre al contrario De Luca e Benedetti combinano una buona
scherma (888p. entrambi, 7° e 8° pos.) con un nuoto carente (2:08.51 e
2:14.59 rispettivamente 18° e 28° pos.). Va da sé che nel combined
tutti e tre gli atleti devono impegnarsi, andando quasi al limite e quindi
spendendo molto soprattutto in vista della Finale. Qui, si parte con
una scherma assolutamente non all’altezza della situazione ( De Luca
808, Franceschini e Benedetti 712), che relega i nostri tre atleti
nelle ultime posizioni. La gara diventa tutta in salita ed il nuoto
dimostra che fisicamente gli atleti hanno subito la gara, alzando i loro
tempi, tranne Franceschini che ripete quello della qualifica. Nonostante
un’equitazione che ha fatto guadagnare posizioni, alla fine della gara
terminano 15° De Luca, 21° Franceschini, 24° Benedetti.
Questi risultati rispecchiano, a mio avviso, in pieno quello che questa
spedizione italiana oggi poteva fare ai Mondiali. Le motivazioni sono
molteplici. Proverò ad elencarne alcune:
- Alla squadra, tecnici ed
atleti, manca quella serenità che occorre per affrontare qualsiasi
competizione e più ancora un evento così importante come i Mondiali di
P.M. Causa di squilibrio e nervosismo sono state, a mio avviso, scelte e
valutazione profondamente errate da parte del CT durante tutto il suo
mandato, che hanno coinvolto tanto il settore maschile che quello
femminile. Questo ha determinato un clima assolutamente non proficuo per
ottenere risultati importanti e di rilievo.
- L’atleta Poddighe,
consapevole del peso della sua convocazione e chiaramente sotto pressione,
non poteva far altro che ottenere il risultato conseguito, visto il
livello tecnico del Mondiale.
- De Luca era, tra i
convocati, l’atleta che aveva più possibilità di classifica in quanto
9° agli ultimi Europei e con una grande voglia di migliorarsi.
Sicuramente, il clima instauratosi nella nazionale ha penalizzato anche
lui, comunque anche in questa occasione dimostra di far parte del
“gruppo olimpico” a pieno diritto e di essere un’atleta su cui
continuare a puntare per il futuro.
- Benedetti è un atleta
che non deve dimostrare nulla, in quanto conoscono tutti la sua forza e le
sue potenzialità che, secondo me, non sono state mai pienamente espresse
in campo internazionale. Penso che sia l’atleta che più di tutti
risenta del contesto fortemente negativo generatosi all’interno della
nazionale. Non dimentichiamo che Benedetti è da molti anni che si allena
lontano da casa, quindi sradicato dal suo contesto abituale, distante
dalla sua famiglia e dai suoi amici, e costretto a vivere a Roma in un
ambiente difficile a cui, secondo me, non si è mai pienamente adattato.
- Franceschini, come
scritto nella precedente lettera, è un atleta molto promettente, ma non
ancora pronto per affrontare ad alto livello una competizione come il
Mondiale, soprattutto considerando gli altri componenti della squadra
olimpica. Anche lui, a mio avviso, sotto pressione per la convocazione,
che invece era da indirizzare a Giancamilli e Petroni (5° e 8° Europei),
non poteva fare nulla di più; dover dimostrare a tutti i costi quanto si
vale, spesso è il presupposto per una gara da dimenticare. La sua
prestazione è comunque da giudicare positiva, in quanto il suo risultato
rispecchia ad oggi il suo valore attuale. E’ sicuramente un atleta da
far crescere, ma sicuramente non a queste condizioni: 1) gareggiare a
posto di altri atleti tecnicamente e sulla carta (vedi ultimi risultati)
più meritevoli;
2) sotto pressione in quanto si deve dimostrare a tutto l’ambiente di
meritarsi la convocazione.
Come già detto, quando si è costretti a fare un risultato che non
appartiene al proprio bagaglio tecnico, è molto probabile che non lo si
otterrà.
In ultima analisi l’intera spedizione è partita dall’Italia già
sconfitta. Un fallimento nato già in seno alle convocazioni, un
insuccesso scaturito dallo sbandamento, dalla poca fiducia e dalla poca
coesione.
Gli atleti convocati avevano il dovere di dimostrare, quelli non
convocati sono stati defraudati dal sentimento di essere parte di un
progetto condiviso, che ambisca ad una meta comune a tutti.
Questo sta alla base dei continui insuccessi che l’Italia del P.M.
colleziona da ormai qualche anno: quel sentimento, da parte degli atleti,
di eterni precari e di non sentirsi al centro di una programmazione nel
tempo e di una pianificazione, che li coinvolga stabilmente come primi
attori negli anni futuri. Quindi l’assenza di un progetto serio, che sia
dotato anche di regole certe e chiare. In questa situazione tutti, atleti
ed allenatori, devono perennemente e necessariamente dover
dimostrare di essere più bravi degli altri, stravolgendo il concetto
stesso di squadra, di team unito per un obiettivo comune. Così non si va
da nessuna parte. Ecco questi sono alcuni dei motivi fondamentali per cui
l’Italia del P.M. oggi è una nazione con una mentalità perdente e che
tende agli insuccessi, come ad esempio quest’ultimo Mondiale.
Ricordo, a quanti obietteranno che l’Italia negli anni ha vinto con i
Senior un mondiale con la Corsini ed un bronzo agli europei con Valentini,
che questi due atleti non sono stati assolutamente il prodotto di un
progetto federale , ma le vittorie di questi sono scaturite unicamente
dalla loro classe e dalla loro grande forza di volontà nel non demordere
e non abbandonare il Pentathlon anzitempo. Atleti che nonostante abbiamo
salvato l’intero movimento dall’oblio e dall’anonimato
internazionale, sono stati dimenticati troppo in fretta da questa
Federazione.
L’Italia maschile non conquista ai Mondiali una medaglia individuale da
ben 15 anni . Le Olimpiadi non ci vedono medagliati da più di 21 anni.
Nel campo femminile la Corsini vinse l’oro mondiale nel 2005, l’unica
medaglia individuale in 14 anni. Stesso discorso per gli Europei;
Valentini nel 2003 medaglia di bronzo e Bertoli nel 2007, ed oggi che
l’Italia vince l’ argento a squadre in campo europeo a circa 130
punti dalla Russia, non si convocano coloro che hanno permesso storico
risultato. Al Mondiale l’Italia ha ottenuto la medaglia di bronzo a
circa 630 punti dalla Russia.
Vorrei riassumere i piazzamenti individuali agli Europei ed ai Mondiali
dell’ultimo quadriennio olimpico ancora in corso.
UOMINI
|
2009
|
2010
|
2011
|
MONDIALI
|
38°
Giancamilli F.
Benedetti
squalificato
De
Luca squalificato
|
9°
De Luca
33°
Giancamilli
35°
Benedetti
|
15°
De Luca
21°
Franceschini
24°
Benedetti
|
EUROPEI
|
6°
Benedetti
20°
De Luca
21°
Giancamilli
34°
Quarto
|
19°
De Luca
29°
Benedetti
31°
Giancamilli
32°
Petroni
|
5°
Giancamilli
8°
Petroni
9°
De Luca
13°
Benedetti
|
DONNE
|
2009
|
2010
|
2011
|
MONDIALI
|
36°
BONESSIO
|
NESSUNA
ITALIANA IN GARA
|
20° CROGNALE
25°
CESARINI
28°
BONESSIO
|
EUROPEI
|
NESSUNA
ITALIANA
IN
GARA
|
9° MANCINI
25°
CESARINI
34°
CROGNALE
|
15° CESARINI
19°
BONESSIO
21°
CROGNALE
|
Alla
luce di questi risultati penso bisogna avviare al più presto una
seria riflessione sulla conduzione tecnica. Nel 2008 il CT Quattrini
approdò alla guida della nazionale promettendo cambiamenti epocali sulla
gestione e sulla valorizzazione del gruppo nazionale; un nuovo modo di
lavorare basato sulla meritocrazia e sul rispetto. Poco o niente è
cambiato nel modo di operare dalla precedente conduzione tecnica, la quale
fece moltissimi ed ingenti danni e che ancor oggi stiamo pagando, perché
annullo intere generazioni di pentatleti a favore di pochissimi i quali,
poi, non hanno dato risultati al Pentathlon.
Bisogna
chiedersi quali sono i reali obiettivi da qui alle Olimpiadi di Londra. Se
fare solo presenza, come ormai siamo abituati, o prefiggerci risultati di
rilievo come sarebbe logico aspettarsi da questo gruppo. Perché se la
risposta è quest’ultima, penso che la squadra abbia bisogno di un
radicale cambiamento, soprattutto per invertire questa mentalità “non
vincente” che si è creata in seguito a problematiche tecniche e
personali. E’ necessaria una svolta profondamente innovativa, che metta
in primo piano i bisogni degli atleti e che tenga conto delle loro
esigenze personali; pensarli come individui che chiedono le condizioni
adatte per allenarsi in serenità e quindi rendere al meglio negli
appuntamenti internazionali.
Gianni
Caldarone
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