Questo
maledetto 2007 |
Ho
deciso di scrivere una e-mail da pubblicare sul sito non tanto per farmi
compatire quanto per sfogarmi un po’ con un pubblico di lettori che
sapranno comprendere la mia delusione per questo maledetto 2007. Nonostante
un paio di gioie questa annata resterà nella mia memoria come la più
sfortunata della mia vita sotto molti aspetti. Mi soffermerò su due di
questi: carriera sportiva e salute familiare. Il
4 gennaio inizio al meglio il 2007 con una settimana all’ospedale perché
mio padre, in lotta da un anno con un tumore all’uretere, deve subire un
operazione dove gli viene tolto sia uretere che rene. L’operazione ha un
esito positivo ma il post operatorio non è dei migliori. Nel
frattempo il 9 gennaio, dopo la lunga parentesi societaria, rientro nei
ranghi della nazionale. Negli ultimi mesi per problemi logistici non avevo
potuto mantenere elevati carichi di lavoro. L’impatto dunque con il
programma svolto nel gruppo nazionale non è buono. Cerco di gestirmi al
meglio ma non è abbastanza. A inizio febbraio già cominciano i segni di
overtraining che diventano inequivocabili dopo metà mese. Prima del
crollo totale sono impegnato in due competizioni. I campionati italiani di
ctg dove esco subito di scena con la prova iniziale, l’equitazione, dove
Dubline non mi lascia scampo. Neanche 4 giorni e sono di scena a Budapest
per il classico meeting indoor. Qui mi comporto bene, finendo in 4^
posizione, ma appena taglio il traguardo prendo una notevole storta sul
cordolo della pista. Torno a casa claudicante e devo poi affrontare
qualche giorno di stop. Non
gareggio al Cairo ma ad inizio aprile non posso rinunciare alla coppa del
Mondo di Millfield. Qui la mia combinata atletica non era affatto
competitiva e sapevo di dover puntare tutto sulla scherma. In qualifica
comincio proprio da questa prova e centro l’obbiettivo con 968pt e il
secondo posto parziale. Purtroppo però all’ultimo turno mi arriva un
incidente che rovina la festa. Dall’ucraino Efremenko ricevo,
fortuitamente, una micidiale cocciata in viso. Il colpo è di tale
intensità che la maschera viene deformata. In quel momento penso di
essermi rotto il naso ma poi va un po’ meglio e comincio a pensare
avanti. Pochi minuti dopo al poligono mi rendo conto che invece la mia
situazione fisica non è normale. Trovo difficoltà a stare in posizione
eretta, ho giramenti di testa e spesso la mia visione si annerisce del
tutto. Riesco con uno sforzo straordinario a finire la gara di tiro ma
dopo l’ultimo colpo mi affloscio a terra. Vorrei continuare la gara ma
il mio destino è già scritto, ospedale. Gli accertamenti sembrano
diagnosticare un colpo di frusta. A livello fisico dopo un paio di giorni
sembra tutto rientrato ma a livello sportivo ho perso la possibilità di
qualificarmi per la finale di Coppa del Mondo, gara importantissima per la
qualificazione olimpica. Alla ripresa degli allenamenti concordo con lo
staff della nazionale tre settimane di recupero attivo per poter
riprendere uno stato fisico che mi permetta di allenarmi decentemente. Ad
inizio maggio avrei dovuto ricominciare a fare sul serio ma arriva un
imprevisto…. Mio
figlio Mattia si sente male e lo porto al pronto soccorso dove gli
diagnosticano Favismo. Aveva 2,8 di emoglobina e secondo i medici non
poteva resistere un’altra ora. Dopo due giorni di trasfusioni
l’emolisi si ferma e inizia la ripresa. Con mia moglie incinta del
secondogenito, devo occuparmi io di Mattia. Resto così chiuso con lui in
ospedale per una settimana intera, 24 ore su 24, riuscendo qualche volta
anche a dormire. Dopo le dimissioni per tre giorni devo girare come una
trottola tra asl, vigili, etc. per tutte le documentazioni necessarie. Il
14 maggio ritorno sui campi di allenamento e devo in pratica da zero
preparare la Coppa del Mondo di Roma in meno di sei settimane. In questo
periodo riesco a fare dei miracoli nonostante la salute dei miei non dia
buone notizie. Il cancro di mio padre si è ora spostato anche nella
vescica e una scintigrafia dà dei risultati strani che fanno pensare
anche all’interessamento delle ossa. Una lastra successiva
scongiurerebbe forse questa ultima ipotesi. Alla
gara comunque colgo un’ottima 10^ posizione che riaccende le mie
speranze olimpiche. Di lì a sei settimane c’è il campionato del Mondo.
Il mio stato di forma continua a crescere e tutto sembra andare per il
meglio quando a 10 giorni dalla partenza mia moglie si sente male. A tre
settimane di anticipo dalla data presunta del parto accusa dei forti
dolori addominali. Al pronto soccorso riscontrano un eccessivo numero di
globuli bianche e una sofferenza cardiaca del piccolo. Si opta dunque per
un cesareo d’urgenza. Estratto Nicolò il medico si trova di fronte ad
una situazione rarissima. Mi moglie ha un infarto intestinale in corso.
Viene subito chiamata d’urgenza un’altra troupe di chirurghi che ne
avranno per quasi due ore. A metà operazione mi descrivono la situazione
spiegandomi che la vita di mia moglie è in pericolo. L’intervento
si risolve per il meglio e nonostante un post operatorio con qualche
complicazione dopo 8 giorni siamo di nuovo tutti a casa insieme. In questo
periodo sono riuscito a conciliare al meglio allenamenti, visite a mia
moglie e a Mattia che avevo potato dai nonni. Si parte per Berlino e dopo
due giorni iniziano le gare. Mi sento molto sicuro del mio stato di forma
il che mi dà anche una certa serenità. Nella mia poule inizio con la
scherma dove con 944 sono 2°. Questo punteggio mi dà tranquillità e nel
nuoto decido di risparmiare energie. Nella pausa prima del tiro si pranza
e qui mi accorgo di avere la mano destra in moto perpetuo. Ho grandi
difficoltà a versare l’acqua nel bicchiere. Inizialmente penso a dei
brividi dovuti alla temperatura bassa dell’acqua ma poi mi viene in
mente che già prima del nuoto avevo questo strano fenomeno. Non gli do
importanza fino a quando al poligono comincio gli scatti in bianco sul
muro. La pistola è incontrollabile. Penso di avere il morbo di Parkinson.
Provo di tutto, aumento e diminuisco la stretta, esercizi di rilassamento,
etc. ma nulla migliora la situazione. La mano sinistra è invece immobile.
Decido di chiedere al Dt di poter sparare con l’altro arto, ma purtroppo
e sparito. E' dovuto andare a risolvere un problema in sala scherma. A
quel punto mi siedo sconsolato in postazione con la speranza di
totalizzare almeno 135 punti sagoma. Dopo un riscaldamento con due soli
colpi nel nero in dieci minuti opto per un tiro al volo. Sparando in media
in 3” riesco a finire con 157 che vuol dire addio sogni di gloria. Il
Mondiale finisce lì e con lui la possibilità di tanti tanti punti di
ranking olimpico. Probabilmente il tremore era dovuto ad una fortissima
contrattura arrivatami nella scherma dopo uno scontro con un bulgaro. Solo
dopo 3 giorni, con l’ausilio dei miorilassanti la mia mano destra è
tornata ad essere ferma. Per
fortuna la mia stagione internazionale è finita. Chissà cosa altro
poteva succedermi in un’ennesima competizione all’estero. In undici
anni di gare di imprevisti del genere me ne era successo uno solo. Nel
2000 in un viaggio mi si era rotta la pistola. Questo
anno su tre trasferte tre episodi assurdi. Inoltre ho rischiato di perdere
3 familiari di primo grado. Il 6 settembre mio padre dovrà essere operato
alla vescica. Non
vedo l’ora che passino anche questi 4 mesi rimanenti con la speranza che
il 2008 mi ripaghi con gli interessi tutta la sfiga del 2007. E pensare
che ero uno che non credeva nella sfortuna e che era sostenitore del fatto
che l’uomo è artefice del proprio destino. Spero
di non avervi ammorbato ma avevo proprio bisogno di sfogarmi.
Andrea Valentini |