Rileggendo
attentamente le lettere di questo sito, e, in particolare, l'ultima mail
inviata da Gianluca Tiberti, vorrei fare tesoro delle opinioni espresse e
raccoglierle per sviluppare quelle che, a mio avviso, sono argomenti
importanti sui quali riflettere.
Carissimi,
Gianluca
ha ragione: criticare è molto più facile che proporre ed è per questo
che vorrei richiamare l'attenzione di tutti voi su quanto andrò a
scrivere.
Sappiamo
bene che le cose non vanno per il meglio e che il pentathlon, così com'è,
non ci convince fino in fondo, è però, lo sport che ci ha fatto crescere
e che quotidianamente è parte integrante della nostra vita; ci sono i
nostri atleti, poi, che, se pur con non poche difficoltà, riescono ancora
a regalarci medaglie preziose.
Insomma
questo sport è ancora vivo e testimonianza di questo sono Pentathlonmoderno.it e FIPM.it.
In
più i nostri scritti, belli o brutti, polemici o propositivi che siano,
tutti comunque, ci riportano a un movimento: a qualcosa che vive e si
muove e che prova a gettare le basi per un rilancio.
Leggendo
e rileggendo le bellissime (a mio modesto parere) mail della sezione
"ci scrivono" sono giunto ad alcune conclusioni:
1)
siamo tutti pronti a metterci al servizio di questo sport.
Io
stesso, se potessi, condividerei quelle che sono le mie esperienze con gli
altri iniziando così una sorta di tavola rotonda, alla quale tutti
possono prendere parte riportando problemi, idee e proposte.
2)
anche se a volte non sembra, remiamo tutti dalla stessa parte.
Cioè,
vorremmo tutti andare a gareggiare con il sorriso sulle labbra.
3)
se in una stessa persona avessimo l'intelligenza di Federica Bondioli,
l'abilità dialettica di Gianluca Tiberti e la forza e trasparenza di
Gianni Caldarone, forse, avremmo trovato il "dirigente
perfetto", pronto a rilanciare la nostra immagine.
Tutti
e tre sono un fantastico esempio per i futuri pentatleti perché tutti e
tre hanno vissuto e vivono il pentathlon. Le loro mail sono cariche di
emozioni, che farebbero venire la pelle d'oca al più freddo dei marziani.
Poco
importa se non la pensano proprio allo stesso modo, sono sicuro che seduti
ad un tavola rotonda (dove tutti sono uguali) troverebbero per ogni
problema un'adeguata soluzione.
In
poche parole, sarebbe solo a nostro vantaggio se potessero arrivare a
confrontarsi tra loro.
4)
vorremmo dialogare con questa federazione in modo trasparente e senza
equivoci o sospetti. Purtroppo quello che scriviamo il più delle volte è
frainteso o non considerato a dovere. Non è sempre facile spiegarsi in
poche righe e i dubbi, che spesso esprimiamo con i nostri scritti, possono
lasciare l'amaro in bocca a qualcuno.
Questo
il nostro Presidente lo sa; io stesso ho avuto non poche difficoltà a
spiegare al professor Felicita che voglio solo lavorare per dare nuova
linfa vitale al nostro movimento. Forse però, in questo caso, la colpa è
mia, perchè ho scritto in un momento di troppa eccitazione e scontento. A
mente e cuore freddi ho chiesto scusa al Presidente per averlo attaccato
senza prima averlo almeno sentito e informato sui fatti.
5)
le nostre lamentele e denunce sono solo un riportare sentimenti personali,
che, in realtà, sono condivisi da molti.
Esse
non devono essere viste come mere critiche volte a screditare qualcuno o
un sistema, ma la testimonianza che bisogna saper ascoltare se si vuole
migliorare.
6)
il dialogo è alla base delle nostre mail; purtroppo i toni a volte troppo
accesi distolgono l'attenzione da quello che è e che dovrebbe essere il
vero obbiettivo da perseguire: la divulgazione del pentathlon.
Lasciamo
i dissapori alle spalle e a chi discute di politica al bar. Uniamo le
nostre forze e collaboriamo insieme, parliamo il più possibile e, se
necessario, incontriamoci (quale momento migliore per scambiare quattro
chiacchiere se non una competizione?).
Insomma
tutti noi siamo qui perchè un qualcosa ci dice che potremmo far bene al
movimento, farlo crescere e migliorare. Da soli, però, non serviamo a
molto, uniti e in armonia e, magari, con la "benedizione" del
Presidente e della FIPM (sarebbe troppo sperare?), credo, ci sarebbe da
fare per tutti.
Questo
è quanto volevo fosse chiaro a chi legge e a tutti noi che scriviamo.
E'
una semplice mail di una persona che ama questo sport e lo vive con le sue
gioie e i suoi dolori come tutti voi...
Marco
Gozzoli |