Week-end di gare |
Sentimentalismi ...che dire...fin da bambino vivevo la vigilia del week-end di gare con quell'emozione che non ti fa stare fermo un attimo. Avete presente quando sembra che il sangue circoli più rapidamente, tutta la pelle sembra friggere quasi a dover scoppiare da un momento all'altro e il sorriso si stampa sul volto in un misto di emozione e piacere per quello che ci aspetterà. Non vi dico poi se la gara si svolgeva a Roma (io sono di Modena). I preparativi iniziavano almeno una settimana prima e tutti i miei compagni di classe venivano informati del fatto che partecipassi ad una gara nazionale. Era il mio momento di celebrità e sono convinto che in molto mi invidiavano pure... Io, non molto più alto di un metro e mezzo, che andavo a gareggiare a Roma! Poi anche se gli anni passavano e io crescevo in altezza, la gara a Roma mi procurava sempre le stesse piacevoli emozioni e in più mi evolveva come atleta e mi realizzava come ragazzo. Nonostante per un periodo abbia abbandonato questo sport, una volta ripreso continuavo a godere di quelle sensazioni che sono privilegio di chi ha fatto e fa sport agonistico e ha la possibilità di andare in trasferta. Sì, di andare in trasferta! Non potete capire cosa significhi per un adolescente partire da Modena in pulmino con i compagni di squadra fare 400 km e arrivare a Roma dormire all'Acqua Acetosa e magari incontrare campioni olimpici nella mensa del villaggio. Sono emozioni che si ricorderanno per tutta la vita... E per me è sempre stato così, io volevo andare a Roma a fare le gare di Pentathlon. Nonostante le batoste che prendevo, le lacrime che versavo durante il torneo di scherma, il tiro al "piccione" più che "a segno", io sognavo e desideravo la trasferta. E' arrivato poi il passaggio nella categoria maggiore, ma anche da Senior vi assicuro che la competizione fuori casa è sempre stata vissuta come qualcosa di speciale, un regalo da onorare al meglio dando il massimo e a volte di più. Poi un passaggio programmato ti fa passare dall'altra parte. Con molte ore di affiancamento e corsi su corsi sono diventato tecnico, sono passati molti anni, ma la voglia è sempre la stessa ed è condivisa dai ragazzi che ho la fortuna di seguire. Anche per loro la competizione è un evento emozionante e il poter venire nella capitale non può che essere un vanto e soprattutto un merito. Ed è per tutto questo che vedere una competizione come quella di questo week-end lascia l'amaro in bocca... E purtroppo i miei ragazzi se ne sono accorti, non sono riuscito a nascondere la mia delusione per quello che ci si presentava... Ma come, io che sempre ripeto:"allenati dai, che andiamo a Roma alle gare"...un premio perché te lo sei meritato e hai la possibilità di confrontarti con atleti di livello in strutture idonee. Purtroppo questa volta non è stato così...sinceramente è un po' che non gareggiamo più in campi adeguati, ma questa volta si è toccato il fondo. Non solo le strutture non erano all'altezza, ma non erano presenti neanche gli atleti. E non parlo di valori in campo, onore e merito a chi ha conquistato le medaglie, ma di numero. Un Trofeo Nazionale Senior con 9 atleti uomini e 3 donne, un Campionato Italiano Junior con 10 uomini e 6 donne, un Campionato Italiano Allievi/e con 16 uomini e 13 donne non può che far pensare... Pensare che forse qualcosa non va, che forse bisognerebbe aprire ad un dialogo con TUTTI per vedere se si può risolvere il problema. Sì, perché è un problema e a mio avviso molto grosso, non è possibile che ci siano così pochi partecipanti ad una manifestazione nazionale che assegna due titoli nazionali di categoria. E non mi voglio soffermare sulle carenze impiantistiche, posso arrivare a capire che non è facile avere a disposizione un impianto come poteva essere Riano (anche se ormai fatiscente) e purtroppo bisogna chiedere di utilizzare le strutture di altri, però con un semplice microfono per chiamare i turni e i numeri dall'uno al sei sulle pedane si sarebbe evitata molta della confusione che c'è stata durante il torneo. Sinceramente non mi sono divertito e solo il piacevolissimo sabato sera a Trastevere con i ragazzi ha accantonato l'amarezza, e anche ora che sto scrivendo e purtroppo ripenso a quel brutto sabato mi sento un po' come un bambino deluso...deluso nelle aspettative e tradito dopo anni di sogni... Non credo di poter riaffrontare una trasferta del genere, e non parlo delle 6 ore e forse più che abbiamo passato in pulmino all'andata o del fatto che per risparmiare abbiamo dormito in un bungalow del campeggio, lo sport è rispetto, lealtà e soprattutto divertimento, se vengono a mancare queste cose vuol dire che non è più il mio posto. Marco Gozzoli |