Tutto il mondo è paese  

Michele Di BerardinoSpesso si associa la parola sport allo spirito olimpico ma non sempre è così. Interessi economici, simpatie personali, casi di nepotismo, etc. vanno molte volte ad inficiare sul giusto esito delle faccende riguardanti il mondo sportivo. Questo succede moltissimo soprattutto nelle conduzioni tecniche delle squadre nazionali. Per fortuna non è una situazione solo italiana ma riguarda anche altre compagini straniere. In questa occasione prenderemo in considerazione due episodi, uno della penisola ed uno tedesco. Entrambi hanno a che fare con delle qualificazioni olimpiche.

Nel 2000 la Nazionale Azzurra era stata divisa in due gruppi. Gli individualisti, che avrebbero avuto la possibilità di partecipare alla gara tradizionale ai Mondiali di Pesaro, e gli staffettisti che invece si giocavano i tre posti per la staffetta dello stesso evento. Questo voleva dire che i primi potevano aggiudicarsi una delle molte Carte Olimpiche in palio nella competizione della provincia romagnola, mentre i secondi non avevano speranza di andare a Sydney 2000. L’allora ct Gianfranco Cardelli nella riunione in cui vennero comunicate le composizioni dei due gruppi fu però diretto. Sostenne chiaramente che le due squadre avevano un carattere aperto, qualora uno staffettista se lo fosse meritato sarebbe potuto diventare uno degli individualisti e viceversa. Purtroppo non fu così.

Chi venne a scoprirlo con grande tristezza fu il carabiniere Michele Di Berardino. Quest’ultimo, pluricampione italiano, ad inizio stagione fu protagonista di un’ottima gara in occasione della prova di Coppa del Mondo di San Antonio dove si piazzò in quinta posizione. Nel frattempo i compagni del gruppo più fortunato non riuscivano minimamente a competere ai suoi livelli. Tutti si aspettavano una promozione di Michele oppure una seconda possibilità per confermare il proprio valore. Purtroppo per lui non gli venne riconosciuta né l’una né l’altra. Incredibilmente dalla gara di San Antonio, svoltasi a fine febbraio, il carabiniere ritornò in gara solamente a fine maggio, ormai certo della propria sorte. A quel punto infatti era già tutto deciso per quel che riguardava le partecipazioni ai Mondiali di metà giugno.

Michele si dovette così accontentare di far parte della staffetta che finì poi in settima posizione.

Il ct si giustificò sminuendo il valore della grande gara di Di Berardino, ma il fatto che di tutti gli individualisti nessuno avesse fatto un piazzamento nei 10 lascia a pensare sulla buona fede del coach.

Spostiamoci nell’ambito tedesco. Nel 2004 si teneva a Budapest l’ultima prova di Coppa del Mondo stagionale. Tre settimane dopo si sarebbero tenuti gli importantissimi Mondiali di Mosca, con in palio 9 Carte Olimpiche. Nella squadra germanica, con Walther già qualificato, erano in lotta per un posto ad Atene 2004 ben tre atleti, Gebarth, Veder e Dietz. La Direzione Tecnica della loro Nazionale aveva stabilito la seguente linea: oltre all’atleta già con la Carta Olimpica, avrebbero gareggiato a Mosca e quindi avrebbero avuto la possibilità di guadagnarsi l’Olimpiade i migliori due atleti del ranking. Essendo Gebarth molto avanti in questa speciale classifica rispetto ai due compagni , la lotta per Mosca di riduceva a due. Prima della gara Veder era leggermente in vantaggio rispetto a Dietz. Quest’ultimo sapeva di dover arrivare nei sette per poter centrare l’obiettivo mondiali. Grazie a delle prove più che discrete si ritrova prima della corsa in decima posizione. Il grande stimolo sommato a buone doti da corridore gli permisero così di finire proprio settimo. Difficile descrivere la sua felicità e la sua soddisfazione al termine di questa piccola impresa. Penso che sia ancora più difficile immaginare la delusione, la rabbia e lo sdegno di quando poi gli comunicarono che a gareggiare a Mosca sarebbero ugualmente andati gli altri.

Questi episodi sono sconcertanti. Lo sport dovrebbe vivere di meritocrazia ma non è così per tutti. Qualora i meriti non rispecchiano le simpatie, le parentele o alte tristi situazioni c’è chi opta per criteri più comodi. Non dovrebbe essere così. 

La lunga avventura di podi di Michele inizia nel 1986 quando vince i campionati italiani ctg Ragazzi.
Tra gli allievi è per due volte vice campione italiano e nel 1988 è lui a vincere il titolo.
Nella ctg juniores coglie un argento e due bronzi nazionali e poi tra i seniores arriva una lunga sfilza di medaglie tra cui spiccano i tre titoli italiani 1996, 1997 e 1999.
Sono poi infiniti i titoli italiani a squadre conquistati dapprima con le società del centro di Montelibretti, dove ha iniziato la sua carriera, poi con il gruppo sportivo dei Carabinieri.
Vanno poi annoverate le moltissime competizioni internazionali dove ha vestito la maglia azzurra. Tra le più importanti ci sono prima i Mondiali juniores poi Mondiali, Europei e Prove di Coppa del Mondo seniores.
Può tra l'altro vantare la vittoria del meeting juniores di Lisbona 1988, le vittorie dei meeting seniores di Monaco '90 e Barcellona '91, oltre ai podi ai meeting sempre seniores di Bucarest '94 e Pretoria '96.
Due parole vanno anche ai titoli vinti con la nazionale militare, con la quale è anche stato campione del Mondo e vice campione europeo individuale.

Serietà, Simpatia e Dedizione lo hanno sempre contraddistinto.
Attualmente lavora come Carabiniere e coccola la sua piccolina di nome Chiara.

                                                                       CdL