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       Il
      mondiale raccontato da un’atleta in gara: così l’ho vista io.  | 
  
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 Mancano ormai pochi giorni alla gara: solo tre giorni infatti ci separano dalla cerimonia di apertura! Il morale della squadra è alto, anche se a nessuna di noi sembra ancora vero di partecipare ad un Campionato del mondo. Appare, piuttosto, di dover affrontare uno dei tanti interregionali Centro Nord in cui, non solo io, ma anche le mie compagne ci siamo battute sugli stessi campi di gara, nella stessa piscina... Le
      ore passano lente, ed ognuna di noi ha i suoi passatempi
      preferiti:'"La Zingales;  la
      "piccoletta del gruppo” si può trovare sempre in camera, con in
      mano da una parte il telecomando e dall'altra la cornetta del telefono,
      radio accesa e televisione sintonizzata sulle telenovelas,  di cui conosce tutte le trame. La Minelli è per lo più
      introvabile, mentre "Pinocchi" (Elena Rosoni, così chiamata per
      la sua inequivocabile scioltezza articolare) ed io, ci lanciamo in
      continue sfide ai videogames (dove, d'altra parte, abbiamo  speso l'intera diaria). Tornano in mente i lunghissimi, durissimi,
      ma divertentissimi mesi di collegiali che ci hanno portato qui a
      Gallarate: le lotte per telefonare ai "morosi" (o amici, che dir
      si voglia!) dall'unico telefono a disposizione del centro di Preparazione
      Olimpica di Montelibretti, i test attitudinali, le sveglie impossibili;
      come quella mattina in cui, al cambio dell'ora legale, ci siamo trovate
      tutte quante ad aspettare il tecnico Petroni, perfettamente pronte in
      tenuta da cavallo, alle 5.00 anziché alle 7.00! Tappa importantissima di
      questo "cammino" è stata certamente la gara di Arezzo, il
      meeting internazionale giovanile durante il quale è nato il nostro spirito di
      squadra... e le
      numerose canzoncine, che come soggetto hanno per lo più il Colonnello (il
      responsabile e vice presidente federale Mario Zanardi n.d.r.), e ci hanno
      accompagnato nei numerosi spostamenti, da città
      a città, da allenamento ad allenamento. Ed è finalmente il 2 novembre
      giorno di avvio del mondiale. Tutte pronte, con  lo zaino "affardellato" (termine di origine zanardiana),
      la sacca da scherma ed i vari amuleti, siamo sul campo gara. La squadra va
      avanti compatta fra urla e qualche lacrima, ed alla fine ottiene un
      brillantissimo 3° posto. Si comincia così, dal primo giorno di
      campionato, a credere nelle possibilità di questa squadra, la nostra, che
      segue a ruota, le tradizionalmente grandi Ungheria ed Unione Sovietica. Ma
      è soprattutto la prova di tiro la più temuta da noi, la più detestata
      perché complessa e difficoltosa, che fa crescere le nostre speranze:
      Federica Zingales arriva ad un esaltante e meritatissimo 2° posto seguita
      di Cristina al terzo. Gli ultimi due giorni di gara si aprono con la corsa
      campestre; il percorso reso pesante dalla pioggia caduta
      ininterrottamente, ma amorosamente e
      "volontariamente"riassestato da allenatori, organizzatori e
      giudici, con pale rastrelli e ramazze, è veramente duro, ma, al termine
      della gara, sono pochi i secondi che le russe riescono a prenderci e la
      squadra è ancora seconda. Prima dell'equitazione,ultima prova che ci
      separa dal podio, c'è una strana atmosfera che percorre tutto il maneggio
      Fiordaliso. Alcuni sperano solamente, altri ci credono già, il Colonnello
      e Roberta Busacca la nostra Coach, si rifugiano nella postazione
      solitaria; tutti aspettiamo con ansia: inizia Rosoni con un fantastico
      1070. Segue poi il sorteggio di Minelli e di Zingales che incrina un po'
      le speranze azzurre: a Fede, infatti (Zingales) va Turaida  che, con due nulli nelle manche precedenti, si dimostra il cavallo
      peggiore. Cristina realizza un buon percorso 
        con un altro 1070, e come
      Minelli anch'io ottengo lo stesso punteggio, mentre proprio la Zingales,
      da 3^ che era, precipita al 18° posto, dopo una prova coraggiosissima, da
      vera dura anche se davvero sfortunata.  Il sogno di un oro è svanito, resta comunque un ottimo bronzo,
      qualche amarezza perché potevamo stravincere (è facile dirlo ora!) ed il
      sapore di lunghi, importanti, divertentissimi giorni che ci hanno fatto
      vivere l'avventura del nostro primo mondiale e del primo mondiale di
      pentathlon junior femminile. Dopo l'iniziale delusione per non essere
      riuscita a salire sul podio più alto e per qualche titolo individuale
      sfumato, ci riprendiamo subito, ci ritroveremo presto, agli assoluti,
      questa volta  a gareggiare
      l’una contro l'altra, ma pur sempre amiche, legate  da questa 
      splendida
      esperienza. Federica Bondioli Nella foto Federica Bondioli Articolo pubblicato sulla rivista Multisport 1990  |